Se ti trovi su questo articolo, probabilmente, lo sai: sulla Damrak 18 di Amsterdam, a pochi passi da Piazza Dam e dalla stazione centrale, c’è il cosiddetto museo del sesso: il Sexmuseum. O meglio: un tentativo di museo del sesso.

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SexMuseum di Amsterdam

L’esperimento, infatti, non sembra riuscito un granché. Anzi, è decisamente… fallito.

Un consiglio: non sprecare i 5 euro per l’entrata. Meglio una birretta.

Io ci sono stata e me ne sono pentita. Non a caso, in piene vacanze di Pasqua, era l’unico museo senza fila (avrei dovuto capirlo da lì).

Ma cos’è che non funziona? Tutto.

Continua a leggere e lo scoprirai.

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Cintura di castità Medioevo

Museo del sesso Amsterdam, quel poco da vedere

Il museo, che vanta tra i vari soprannomi anche “Tempio di Venere”, è una collezione di dipinti, statue e fotografie che, almeno nelle intenzioni, ci dovrebbero mostrare l’evoluzione delle pratiche sessuali.

Almeno nelle intenzioni.

Il Sexmuseum, infatti, classe 1985, è davvero datato nei contenuti.

Nella collezione, diversi oggetti erotici con una linea temporale che va dall’antica Roma ad oggi, passando per il Medioevo, il Rinascimento e l’epoca vittoriana. In questo caso, l’unico elemento degno di nota sono le cinture di castità di quei periodi.

Entri e ti ritrovi la statua in gesso di Venere mentre all’interno c’è quella di Mata Hari, la ballerina olandese giustiziata in Francia perché accusata di essere una spia per la Germania durante la prima guerra mondiale. E lei, di sesso, se ne intendeva.

Ogni sala – come banalità insegna – porta il nome di qualche personaggio legato, giustamente o no, al sesso. Quindi, c’è la galleria Casanova e quella dedicata a Rodolfo Valentino e poi le sale Marchese De Sade, Caterina la Grande, Oscar Wilde, Marchese di Pompadour, Vargas e, non poteva mancare, la sala dedicata a Venere.

Insomma: tutto quello che un qualunque turista, senza troppe pretese, si aspetterebbe di trovare in un museo del sesso. Almeno a grandi linee.

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Cintura di castità Medioevo

Davvero troppo a grandi linee.

Tra le sale, le scale e le sedie c’è, poi, tutto il campionario classico della superficialità erotica: la statua di Marilyn Monroe che cerca di tenere a bada il vestito (che originale!), statue varie, di tutte le epoche e di tutte le aree geografiche di falli giganti, davvero giganti, corpetti, vestiti e vecchio materiale simil bondage e perché no, anche qualche piatto con raffigurazioni esplicite.

Tutto, davvero, troppo già visto.

In giro c’è di meglio

Il museo del sesso di Amsterdam, comunque, non è l’unico museo sul tema in Europa. Il mappamondo è, infatti, pieno di bandierine sparse.

Sulle ramblas di Barcellona, per esempio, c’è il Museu de l’erotica. Altri musei del sesso, poi, puoi trovarli a Las Vegas, New York (fino a qualche tempo fa c’era anche una parete dove ci si poteva arrampicare aggrappandosi a peni giganti), Miami e San Pietroburgo con tanto di vero o presunto pene di Rasputin.

Non ci credi? Cerca su Google. Troverai, come ovvio, anche alcune immagini. La lunghezza? Sopra i 30 centimetri. Non ci credi ancora? Forse fai bene. La storia del pene di Rasputin è, infatti, a dir poco stravagante.

Tutti questi musei, più o meno, sono comunque sulla falsa riga del cuginetto olandese. Quindi non aspettarti granché.

Più curiosi e divertenti sono il museo dei peni in Islanda, o meglio il museo fallologico di Reykjavík, e il museo della vagina di Londra.

Al museo islandese, tra un geyser e l’altro, con la faccia spiaccicata sulle varie vetrine potrai contare fino a 276 peni di 92 specie animali diverse.

Dal 2011, raccontano le cronache locali, fa parte della collezione anche un pene umano. Pene donato, con gentilezza e davvero tanta generosità, da un cittadino islandese alla sua morte.

Il museo della vagina di Londra è nato, invece, proprio come contraltare al museo dei peni islandese.

La fondatrice, Florence Schechter, voleva rispondere, parole più o meno sue, “alla mancanza di rappresentanza ginecologica all’interno del settore della cultura e del patrimonio in tutto il mondo”. Contenta lei.

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Museo delle macchine del sesso a Praga

Non si può non citare, poi, l’ultima bandierina sulla mappa: il museo delle macchine del sesso di Praga dove svettano diversi improbabili vibratori ottocenteschi o giù di lì. Ma non solo ottocenteschi. Non si può non segnalare, infatti, il vibratore a forma di carro armato. Non fate domande.

E in Italia? Abbiamo qualcosa di simile? No. Niente di simile al museo del sesso olandese e niente statue di cera di Marylin (per fortuna).

L’unica cosa simile a un museo del sesso, e davvero non lo è così tanto, è il Gabinetto Segreto di Napoli, all’interno del Museo Archeologico Nazionale, dove puoi vedere una collezione di arte erotica romana rinvenuta a Pompei ed Ercolano.

Il museo del sesso Amsterdam: è meglio SexandRome!

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Statua in cera di Marilyn Monroe al SexMuseum

Ma, insomma, ha senso o no andare a visitare il museo del sesso di Amsterdam?

Una risposta sincera? No. Non ha davvero senso.

Il museo è un compendio di superficialità e banalità.

Tanti anche i commenti negativi in giro.

C’è chi lo considera appunto troppo datato, chi poco originale o poco spinto e poi poco ispirato dal punto di vista storico e culturale.

C’è poi chi fa notare, e non certo a torto, che manca una sezione LGBT e dintorni.

Forse, in fondo, per saperne di più sul sesso e la sua evoluzione storica, è meglio leggere Sex and Rome. Anche senza forse 😉